Auto elettriche, l’11% di quelle che circolano in Europa sono cinesi
L’universo delle auto elettriche parla sempre più cinese. Se quello del gigante asiatico è dominato da queste auto, infatti, anche le vetture provenienti dalla Cina si fanno rispettare.
Tanto che, a giugno, i marchi cinesi hanno conquistato l’11% del mercato europeo delle auto elettriche. Per le vetture a batteria del paese del dragone si tratta di un record, anche se potrebbe essere l’ultimo dato positivo vista l’entrata in vigore dei dazi dell’Unione europea avvenuta a inizio luglio.
Le auto cinesi sempre più in alto
Una crescita, quella delle auto cinesi, che appare inarrestabile. Nonostante l’imposizione dei dazi, infatti, queste vetture continuano ad essere sempre le più convenienti sul mercato, fattore che le porta ad essere anche le più scelte dagli automobilisti. Secondo gli analisti della società di ricerche di mercato Dataforce, Sil primo gruppo cinese in Europa è Saic Motor, di cui fa parte MG. Ma sono tutti i brand cinesi a godere di un’ottimo momento, tanto che tutti insieme hanno immatricolato più di 23.000 esemplari elettrici nel solo mese di giugno.
Prendendo sempre in esame i dati dell’analisi elaborata da Dataforce, poi, c’è stato un balzo del 72% rispetto a maggio, che pare evidenziare l’apprezzamento da parte dei clienti europei dei modelli made in China. Bisogna specificare, però, come alcune case o gruppi, tra i quali anche Saic – che è soggetta alla tassa più alta del 37,6%, da sommare alla precedente del 10% – si sono mossi in anticipo rispetto ai dazi, immatricolando più auto del solito per evitare di vendere modelli già gravati dagli aumenti dei prezzi.
Sempre Saic, poi, sta adottando delle iniziative commerciali piuttosto aggressive soprattutto in Germania con varie offerte di leasing attraenti e promozioni molto invitanti per i clienti. Allargando lo sguardo agli altri marchi, poi, sembra che i dazi, seppur in misura forse minore rispetto alle aspettative, stiano avendo i primi effetti sulle decisioni di alcuni Costruttori cinesi. Per esempio, BYD, che è soggetta al pagamento di una tassa del 17,4%, che si somma al 10% su ogni veicolo importato, starebbe pensando di costruire uno stabilimento in Turchia, sfruttando così l’accordo commerciale tra Ankara e l’Europa che annullerebbe i dazi.
Strategie che servono a mantenere le auto elettriche cinesi competitive anche con i dazi, permettendo così al gigante asiatico di rimanere leader delle vetture a zero emissioni nel mondo e di continuare a costruire la propria strategia di vendita sfruttando la competitività delle proprie aziende anche fuori dai confini nazionali.