Il Giro d’Italia 2024 è di Tadej Pogacar. All’indomani del trionfo del fenomeno sloveno questa frase sembra già appartenere al passato, soprattutto per quanto visto durante le tre settimane della Corsa Rosa. Il corridore della UAE Emirates, infatti, sin dal primo giorno ha dimostrato di avere più di una marcia in più rispetto a tutto il resto della compagnia, confermando i pronostici della vigilia che lo volevamo come assoluto favorito per la vittoria della manifestazione.
Pogacar, però, durante il Giro d’Italia 2024 ha fatto molto di più di quello che tutti gli appassionati e gli esperti di ciclismo si attendevano, andando a conquistare ben sei vittorie di tappa e dando la sensazione di poter centrare il successo anche in tappe sulla carta non consone alle sue caratteristiche. Lo sloveno ha vinto in salita, ha trionfato nella cronometro di Foligno, ha tentato il blitz in volata e si è speso anche per lo sprinter della sua squadra, Juan Sebastian Molano.
Oltre agli aspetti puramente tecnici, Pogacar è stato protagonista anche di alcuni gesti che contraddistinguono solo i grandissimi campioni. Il ciclista della UAE Emirates ha stretto un bel legame con Giulio Pellizzari, che ha ricevuto una sorta di investitura dallo sloveno che, in due occasioni, lo ha invitato a mettersi a ruota in vista dell’ultimo tratto di salita. Al termine della seconda di queste frazioni, inoltre, Pogacar ha regalato la sua maglia rosa al giovane italiano che gli aveva chiesto gli occhiali da donare al fratello.
Tadej ha poi regalato una borraccia appena ricevuta dalla sua squadra ad un bambino che gliela aveva chiesta e, nonostante lo sforzo, ha proseguito senza rifocillarsi in quell’esatto frangente. Un esempio di campione dentro e fuori dalla strada, un uomo di cui il ciclismo ha bisogno adesso e nei prossimi anni, sperando di ritrovare uno Jonas Vingegaard nelle migliori condizioni per dare vita ad un duello leggendario.
L’Italia non ha ritrovato il podio in questo Giro d’Italia, ma ha ritrovato il sorriso grazie ai molti giovani corridori che hanno dimostrato che il movimento è ancora vivo nel nostro Paese. L’uomo più atteso era sicuramente Antonio Tiberi che, alla sua prima partecipazione da capitano alla Corsa Rosa, è stato in grado di rispettare le aspettative e forse anche di superarle. Il ciclista della Bahrain Victorious, infatti, ha chiuso la corsa con un ottimo quinto posto in classifica generale e sensazioni più che positive per il futuro.
Jonathan Milan, invece, è il velocista che l’Italia cercava da anni dopo Elia Viviani, che nel 2018 riuscì a portare a casa ben quattro vittorie di tappa e la maglia ciclamino. Il corridore della Lidl-Trek in questa edizione del Giro d’Italia si è preso tre successivi, sfiorandone almeno altrettanti visti i quattro secondi posti ottenuti, compreso quello dell’ultima sfortunata frazione di Roma.
Per Milan, oltre alle tre vittorie, è stato centrato anche l’obiettivo della maglia ciclamino, che ha conquistato per la seconda volta consecutiva. Una tale impresa non era riuscita neanche ad uno storico velocista italiano come Mario Cipollini.
L’Italia, però, può contare anche su tanti altri volti per il presente e il futuro come Filippo Ganna, sempre una garanzia nelle prove contro il tempo, ma anche Andrea Vendrame, vincitore della diciannovesima tappa. Indicazioni incoraggianti sono arrivate anche da Filippo Zana, Giulio Pellizzari, Christian Scaroni e Lorenzo Fortunato, che sono stati protagonisti di un bel Giro.