Ciclismo

Van Aert racconta lo shock dell’infortunio: “Soffrivo tantissimo”

Il Giro d’Italia sta per iniziare, ma al via non avremo uno degli attesissimi protagonisti, Wout Van Aert. Il corridore belga è ancora alle prese con il recupero dall’infortunio dopo la caduta alla Dwars Door Vlaanderen. Un incidente terribile dove Van Aert ci ha rimesso diverse ossa e come lui ha affermato “il peggior momento della mia carriera agonistica“.

Il corridore della Visma Lease a Bike ha raccontato il proprio calvario all’interno del docufilm della squadra, “The Spring Classics: Road to Resilience“. Un docufilm che racconta tutte le difficoltà del team in questa prima parte di stagione tra Strade Bianche, Sanremo, classiche del pavé tra cui Fiandre e Roubaix, ma anche Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi Bastogne Liegi.

Van Aert ha raccontato tutto. “Soffrivo moltissimo, solo i forti farmaci che mi diedero in ospedale mi calmarono, ma fu la mezz’ora più brutta della mia vita. Anche dal punto di vista mentale è stato uno dei momenti più tristi della mia vita. Vedere sfumare tutto in un attimo quando sapevi di essere in uno dei tuoi migliori momenti di forma di sempre“.

Van Aert: “Fu uno shock”

Il docufilm “The Spring Classics: Road to Resilience” è iniziato proprio dall’incidente che ha coinvolto Van Aert. Le immagini del corridore belga a terra, mentre lui raccontava. “Come prima reazione provai ad avvicinarmi al ciglio della strada ma non ci riuscivo. Avevo capito subito che era accaduto qualcosa di grave. La frattura della clavicola fu subito diagnosticata, ma pensarono anche che mi avessero colpito le costole. Così, venne il medico successivo e annunciò che avevo sette costole rotte“.

Chiaramente questo infortunio gli ha compromesso tutta la restante stagione delle classiche, oltre che il Giro d’Italia. “Poco dopo si è scoperto che anche il mio sterno era rotto. In realtà ero abbastanza calmo in quel momento, provai a sdrammatizzare la situazione dicendo: ‘Spero che non arrivino altri troppi medici, perché porterebbero solo nuovi infortuni“.

Il trauma fisico ha seguito quello più mentale. “Soffrivo tantissimo, riuscii a farcela solo quando in ospedale mi diedero dei farmaci fortissimi. Mi è stato permesso di tornare a casa lo stesso giorno ma volevo seguire i miei compagni di squadra. Il momento della Parigi-Roubaix è stato quello più duro: l’ho seguita da lontano, non avevo ancora metabolizzato ciò che mi era successo, ma mi ritrovavo anche mentalmente nelle peggiori condizioni possibili“.

Piano piano, però, Van Aert sta tornando. Un lento recupero e il ritorno in sella per le prime sgambate, sempre seguito dall’occhio attento dei medici della squadra. “Secondo chi mi segue, il recupero sta andando bene. È bello poter indossare di nuovo i pantaloncini, nelle ultime settimane ho ripreso il lavoro quotidiano. Sono contento, considerate le circostanze“.

Published by
Emanuele Peri